Lo strato corneo è la porzione più esterna della nostra pelle e rappresenta una barriera fisica, chimica ed immunologica, con l’ambiente circostante.
Nella dermatite atopica, a causa della predisposizione genetica (atopia) a generare una barriera cutanea corrotta, vi è una facile penetrazione di proteine e microbi che, una volta all’interno, disgregano la barriera, alterandone il funzionamento fisiologico e rendendola ancor più penetrabile.
Si ingenera così un circolo vizioso che rende la pelle particolarmente vulnerabile agli stimoli dell’ambiente circostante.
Fra le proteine maggiormente responsabili del deterioramento della barriera cutanea vi sono quelle dell’acaro.
Che cos’è l’acaro e cosa agisce su una pelle con dermatite atopia.
L’acaro è un minuscolo aracnide che popola i nostri ambienti, soprattutto i nostri materassi e cuscini, imbottiti, tappetti. Si nutre dei residui organici che inconsapevolmente riversiamo nell’ambiente, in particolare nel letto, quando dormiamo. Le scaglie della nostra pelle e dei nostri capelli, rappresentano per lui un cibo preferenziale, si nutre e prolifica così annidandosi nei materassi. Egli acari sono così minuscoli che per noi sono quasi invisibili, ma nelle feci rilasciano enzimi in grado di attaccare la nostra pelle accelerandone la desquamazione.
Mentre in un soggetto sano l’attacco da parte degli enzimi dell’acaro sortisce effetti limitati, in una pelle atopica, indipendentemente dalla presenza di allergia, rappresenta un fattore importante e ne altera la normale fisiologia.
Le proteine dell’acaro presenti nelle feci e responsabili dell’alterazione della barriera cutanea sono principalmente la cisteina e le serin proteasi.
Esse sono enzimi in grado di agire sulla barriera cutanea soprattutto attraverso i seguenti meccanismi: le tight junction, gli eosinofili ed i cheratinociti, ed i recettori PAR-2.
Le tight junction
Le tight junction sono fra le proteine più importanti della barriera cutanea. Contribuiscono a tenere uniti i cheratinociti che ne sono invece le cellule strutturali. L’inattivazione delle tight junction a causa degli enzimi dell’acaro determina la formazione di spazi vuoti fra un cheratinocita e l’altro, nei quali i microbi e le sostanze estranee riescono facilmente a penetrare alterando la normale fisiologia della barriera ed alimentando uno stato infiammatorio persistente.
Gli eosinofili ed i cheratinociti
Fra le cellule della pelle preposte alla difesa immunitaria vi sono gli eosinofili ed i cheratinociti. I primi fanno parte del più ampio gruppo dei globuli bianchi mentre i secondi sono i mattoni della barriera cutanea. In presenza di agenti estranei, entrambe sono in grado di attivare il sistema immunitario. Gli enzimi dell’acaro vengono riconosciuti come tali e, penetrando in profondità a causa della barriera cutanea degradata, stimolano eosinofili e cheratinociti nell’attivare il sistema immune generando infiammazione.
La maggiore penetrabilità della barriera consente inoltre agli aeroallergeni, cioè a tutte le sostanze aeree in grado di provocare allergia, quali acari, muffe, peli di animali ed altro, di interagire con maggior facilità e frequenza con le cellule del sistema immunitario, presenti nell’atopico in gran numero per via della continua stimolazione immunitaria. Tale interazione porta a sviluppare con maggior facilità allergie di ogni tipo, anche alimentari, delle quali però la più frequente è senz’altro all’acaro della polvere di gran lunga il più presente negli ambienti domestici.
I recettori PAR-2.
Un ulteriore importante meccanismo di azione si manifesta attraverso il recettore PAR-2, presente sulla superficie dei cheratinociti e sulle fibre nervose preposte alla trasmissione del prurito. Tale recettore è un interruttore biochimico importante nel prurito e nella velocità di rigenerazione della barriera cutanea. Seppure i meccanismi non siano del tutto chiari, le proteine dell’acaro sono in grado di attivare il recettore PAR-2, stimolando il prurito ed inibendo la velocità di rigenerazione della cute.
Hai mai pensato che il problema dell’acuirsi della tua dermatite atopica potrebbe essere proprio dovuto agli acari presenti nel tuo materasso?
Essendo l’acaro ampiamente presente nei nostri ambienti, non è possibile evitarne del tutto l’esposizione, ma, vivendo in grande quantità in materassi e cuscini è possibile limitare in modo importante la sua azione con l’utilizzo di coperture antiacaro idonee come quelle prodotte direttamente in Italia nella fabbrica di Rovereto di Allegosystem.
Perché è importante proteggersi dagli acari con biancheria da letto antiacaro
L’azione disgregante sulla barriera, l’inibizione sulla sua capacità di rigenerazione, la predisposizione allo sviluppo di nuove allergie e la stimolazione del prurito cutaneo, fanno sì che nella dermatite atopica, anche in assenza di allergia all’acaro, sia fondamentale mettere in atto tutte quelle azioni funzionali all’allontanamento dell’allergene. La bonifica ambientale avviene soprattutto attraverso l’uso di una buona biancheria da letto antiacaro: indispensabile ad evitare le esacerbazioni della malattia e la comparsa di nuove allergie. Allergosystem per questo motivo ha sviluppato una linea di coperture antiacaro specifica, certificata e garantita proprio per creare una vera barriera contro i fastidiosissimi acari. Il coprimaterasso e il copri cuscino antiacaro della linea Nuvola Allergosystem (LINK Al SET) sono in “tessuto non tessuto” (TNT) leggero e resistente, a base di propilene. Tale sostanza impedisce il passaggio degli acari e dei loro allergeni dal materasso, ma non ostacola la traspirazione e la dispersione fisiologica di acqua. Questo assicura un’ottima protezione dagli acari della polvere e dai loro allergeni.
Gli studi dimostrano come le coperture antiacaro possano alleviare la dermatite atopica
Proprio nell’ospedale di Rovereto, città dove ha sede Allergosystem, è stato selezionato un gruppo di 45 pazienti, 29 maschi e 16 femmine, bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni, affetti da dermatite atopica di lunga durata. Dal gruppo in studio sono stati esclusi i pazienti con sintomatologia respiratoria e con altre sensibilizzazioni alimentari o inalanti. Ad un gruppo di 23 pazienti è stato fornito un set di coperture antiacaro in propilene (TNT) con controlli ogni 2-3 mesi. I risultati dopo un anno di osservazione dell’Ospedale di Rovereto, hanno dimostrato un sensibile miglioramento della dermatite atopica nel gruppo.
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Tutti i prodotti Nuvola sono dispositivi medici di Classe 1 e soddisfano i requisiti standard per la tutela della salute, in conformità alla direttiva 93/42/EEC.
Numerosi sono gli studi che hanno dimostrato come una buona biancheria da letto antiacaro possa alleviare la dermatite atopica.
Oltre a quelli sostenuti in Italia, te ne riportiamo altri di respiro internazionale.
In uno di essi pubblicato dal Dipartimento di Pediatria a Taoyuan, Taiwan sono stati seguiti 931 bambini nei primi tre anni di vita in ambienti con presenza elevata di acari riscontrando un'incidenza della dermatite atopia nei bambini che utilizzavano coperture antiacaro ben quattro volte inferiore rispetto a quelli che non ne facevano uso (avevano DA il 5,3% dei bambini che utilizzavano coprimaterassi e federe antiacaro rispetto al 21,6% di quelli che non le utilizzavano, p = 0,016).
Altri studi hanno coinvolto pazienti con dermatite atopica grave o esposti a concentrazioni elevate di polvere mostrando una riduzione significativa sia della gravità delle lesioni cutanee sia del prurito.
Per esempio nello studio del Dipartimento di Dermatologia dell’Università di Liverpool (UK) sono stati arruolati 48 pazienti con dermatite atopica, dei quali 28 sono stati dotati di idonee coperture antiacaro.
Nel gruppo attivo, cioè quello che faceva uso di coperture, vi è stato un miglioramento significativo sia nel prurito sia nella comparsa e gravità delle lesioni cutanee.
Emerge pertanto in modo netto l’utilità di limitare l’esposizione attraverso l’utilizzo di idonee coperture antiacaro indipendentemente dalla presenza o meno di allergie. Le proteine dell’acaro sono deleterie per la barriera cutanea dell’atopico e l’esposizione ad esse sottopone l’atopico al rischio di comparsa di nuove allergie ed esacerbazione dei sintomi.
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